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Sinodo e liturgia. Brevi cenni di riflessione

Sinodo e liturgia. Brevi cenni di riflessione

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Sacerdote innalza il calice, sullo sfondo persone camminano

Di certo molti hanno notato che l’avvenimento del Sinodo, nel corso del dispiegarsi storico della Chiesa, soprattutto nei documenti magisteriali, è spesso predicato da un verbo non banale, celebrare.

Come la celebrazione sacramentale produce i suoi frutti nel complesso processo esistenziale di ciascun credente, il Sinodo avvia nella vita ecclesiale un importante cammino di approfondimento della fede cattolica. Il Sinodo si celebra, così come la fede nella Rivelazione è celebrata e interpellata nella ritualità cristiana del sacramentum, in cui l’assemblea dei battezzati è realtà visibile del popolo di Dio. 

La comunità spirituale dei credenti, scelta da Dio e separata dal mondo, costituita con a capo Cristo per la dilatazione e la gloria del Suo regno,1  possiede una voce dolce e possente attraverso cui parla lo stesso Cristo Signore. Nell’infallibilità del sensus fidei, seppur con i limiti di un linguaggio sempre perfezionabile, l’intero popolo di Dio proclama la sua fede nella continua missione evangelizzatrice, di cui il Magistero è a servizio.

L’ufficio di quest’ultimo consiste nell’interpretazione autentica della Parola di Dio scritta o trasmessa, 2 affinché, con l’ausilio dello Spirito Santo, l’intelligenza della fede possa crescere progredendo nella vita della Chiesa. 

Infatti, l’istituzione del Sinodo dei vescovi è stata dettata dal voler adattare «le vie ed i metodi del sacro apostolato alle accresciute necessità dei nostri giorni ed alle mutate condizioni della società»,3  istanza cara a San Paolo VI, ispirata sulla scia comunionale e dialogica dell’esperienza del Concilio Ecumenico Vaticano II. 

Il Sinodo dei Vescovi trova regolamentazione canonica nel Codice di Diritto Canonico del 1983 a cui è dedicato il secondo capitolo, De Synodo Episcoporum del Libro II4 e nell’Ordo Synodi Episcoporum.

Il 15 settembre 2018, Papa Francesco ha promulgato la Costituzione Apostolica Episcopalis communio sul Sinodo dei vescovi riconoscendo in essi un «valido strumento di conoscenza reciproca tra i vescovi, preghiera comune, confronto leale, approfondimento della dottrina cristiana, riforma delle strutture ecclesiastiche, promozione dell’attività pastorale in tutto il mondo».5 

Indubbiamente, dunque, il Sinodo rappresenta un imprescindibile evento ecclesiale, dove l’ἐκκλησία risplende nella sua natura teandrica6 di Corpo mistico di Cristo (cf. Col 1,24) gerarchicamente organizzato, che nell’espressione sinodale esprime la stretta unione del collegio episcopale, mediante i suoi rappresentanti, con il Romano Pontefice.

Nella chiarificazione di qualsiasi ambiguità giornalistica, risulta chiaro che la realtà del Sinodo non coincide con una aggregazione assembleare o ad una riflessione congiunta su particolari tematiche, finalizzata ad una decisività condivisa. Non consiste in una serie di conferenze di studio né in un’assemblea programmatica. 7 Il processo sinodale non è la strada che conduce alla lenta acquisizione ecclesiale del pensiero secolare dominante.

Ogni possibile equivoco è smentito dall’etimologia del suo stesso nome. Il termine greco sýnodos è composto da syn, cioè «con» e odos ossia «strada». Suggerisce il concetto di camminare insieme8 e, insegnava Benedetto XVI, «è proprio questa l’esperienza del popolo di Dio nella storia della salvezza».

Ispirati dai passi dei due discepoli verso Emmaus con il divino viandante (cf. Lc 24,13-53), l’intero corpo ecclesiale si pone universalmente nel medesimo atteggiamento di ascolto, poiché «la fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la Parola di Cristo» (Rm 10,17), custodita, vissuta e celebrata dal popolo di Dio.

L’Assemblea sinodale, pur essendo un organismo di composizione episcopale, rappresenta uno strumento privilegiato di ascolto del popolo santo di Dio, capace di dare voce a quest’ultimo per mezzo dei vescovi.9 

Già da queste poche righe emerge che la realtà sinodale intreccia diversi filoni teologici quali l’ecclesiologia, la liturgia e le diverse tematiche teologiche abbracciate dalla riflessione del Sinodo. 

Pur senza voler presentare esaurientemente un tema ultimamente molto dibattuto e trattato scientificamente, desideriamo far emergere la dimensione liturgica propria all’Assemblea sinodale. Proprio perché inserita in un atteggiamento di ascolto orante della Parola di Dio, di profonda comunione ecclesiale e di sincera ricerca di approfondimento della Verità dottrinale e morale consegnata da Cristo alla Sua Chiesa, il Sinodo si svolge in un ambito strettamente liturgico, che affonda le origini nelle prime tematiche in essi dibattute nell’antichità.10 

Il capitolo I del Caeremoniale Episcoporum 11 nella parte VIII è dedicato ai Concili e ai Sinodi diocesani e la motivazione di tale sezione viene spiegata nel medesimo libro liturgico. 12 Rimandando a recenti studi specifici sulla ritualità liturgica propria del Sinodo, 13 può essere d’interesse indugiare sul formulario del Missale Romanum per la Santa Messa Pro Concilio vel Synodo (MR,1086-1087). 

Durante la celebrazione di un’assemblea conciliare o sinodale, i sacerdoti sono invitati all’utilizzo di questo formulario per incrementare la docilità dei partecipanti alle ispirazioni dello Spirito Santo e sensibilizzare il popolo di Dio all’importanza di tale evento ecclesiale.

Nell’eucologia minore del formulario, l’antifona ad Introitum e l’antifona ad communionem, la carità emerge quale elemento visibilmente prevalente. Nel versetto introitale, tratto da Col 3,14-15, si sottolinea la dimensione primaria della carità quale vincolo di perfezione a cui consegue la pace di Cristo nei cuori. Nell’antifona alla comunione si suggerisce il ritornello del celebre inno Ubi caritas legando l’esercizio della carità alla presenza di Dio che convoca nell’amore di Cristo. 

Il Prefazio consigliato dal formulario è tratto dalla seconda Messa votiva allo Spirito Santo (MR, 1170), De actione Spiritus in Ecclesia, rintracciabile anche quale Prefazio IX per il Tempo Ordinario nell’edizione italiana del Messale. Se nei primi due testi eucologici, si evidenziava l’impegno attivo nel preservare e ottenere la virtù della carità, qui si esplicita chiaramente la sua origine teologale. L’assistenza perenne alla Chiesa, mediante la protezione e il sostegno dello Spirito Santo è la prima charitas di Dio per cui nasce la lode perenne dell’assemblea liturgica. 

L’eucologia maggiore del formulario è tematicamente più vasta, tantopiù che per la preghiera di Collecta si propongo al celebrante la scelta tra due formule. 

La prima Ecclesiae tua, Domine è un riadattamento di una più antica preghiera visionabile nella più fedele traduzione nel formulario In conventu spirituali vel pastorali (MR, 1121) e Pro Ecclesia particulari (MR, 1080). Si invoca l’infusione del dono dello «spirito di intelligenza, di verità e di pace» con un implicito riferimento a Isaia 11,2. L’assemblea sinodale ricerca la verità mediante questo spirito che non è altro che lo Spirito Santo, protagonista e guida dell’intelligenza della fede. 

Nella seconda orazione proposta Deus, qui populis ritroviamo le medesime antiche origini dal Sacramentarium Gregorianum Hadrianum (VIII secolo). Risulta evidente come la preghiera sia stata soggetta ad un cambio di destinazione e richieda una contestualizzazione. Il riferimento a coloro a cui è affidato il governo della Chiesa è ai vescovi riuniti in un Concilio o in un Sinodo, per il quale è invocato il dono di un profondo conoscimento della verità di Dio per l’edificazione spirituale del Suo tempio santo. 

Le orazioni che seguono sono tratte dal Sacramentario Paduense (VII sec.), derivazione postuma del celebre e fondamentale Sacramentario Gregoriano.

L’orazione Super oblata rinnova la supplica del dono dello Spirito, affinchè i membri dell’assemblea conciliare o sinodale giungano alla comprensione veraciter del vero bene, al fine di attuarlo con fede. 

Infine, l’orazione Post communionem chiede la conferma in veritate di coloro che hanno partecipato al Sinodo o al Concilio, perché possano continuare a cercare la gloria divina. È interessante notare come l’orazione Da, quaesumus, misericors Deus non concluda ma apra ad un ulteriore profondità dell’intelligenza di fede, coerente con la celebrazione di un mistero di per sé inesauribile come il mysterium Dei. 

Dunque, a conclusione di questa breve rassegna delle nozioni fondamentali sull’identità del Sinodo, raffrontata con l’insegnamento eucologico offerto dal Missale Romanum, troviamo autorevole conferma sulla finalità di qualsiasi processo sinodale, ossia l’invito a rimanere nel comune cammino col Signore «per preparargli le strade, per aiutarlo, aprirgli le porte del mondo perché possa creare il suo Regno tra noi».14 

  1. Cf. Concilio Ecumenico Vaticano II, Lumen gentium, 9.
  2. Cf. Concilio Ecumenico Vaticano II, Dei Verbum, 10; Catechismo della Chiesa Cattolica, 85-87.
  3. Paolo VI, Lettera apostolica Motu proprio Apostolica sollicitudo, Istituzione del Sinodo dei Vescovi per la Chiesa universale del 15 settembre1965.
  4. Pubblicato con Rescritto ex audientia del Segretario di Stato del 29 settembre 2006. Cf. cc. 342-348 CIC/83.
  5. Francesco, Costituzione Apostolica Episcopalis communio sul Sinodo dei Vescovi, 15 settembre 2018, 1. Continua il testo: «In questo modo, tali Assemblee non si sono soltanto configurate come un luogo privilegiato di interpretazione e recezione del ricco magistero conciliare, ma hanno anche offerto un notevole impulso al successivo magistero pontificio».
  6. Cf. Concilio Ecumenico Vaticano II, Decreto Christus Dominus, 5. Cf. Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione Sacrosanctum Concilium, 2; Costituzione dogmatica Lumen gentium, 8.
  7. Cf. Benedetto XVI, Angelus domenicale, 4 ottobre 2009. https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/angelus/2009/documents/hf_ben-xvi_ang_20091004.html
  8. Benedetto XVI, Angelus domenicale, 5 ottobre 2008. https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/angelus/2008/documents/hf_ben-xvi_ang_20081005.html. Cf. M. Semeraro in «Sinodo» da Lexicon – Dizionario Teologico Enciclopedico, Piemme, Casale Monferrato (AL) 1993, 963-965.
  9. Cf. Francesco, Costituzione Apostolica Episcopalis communio sul Sinodo dei Vescovi, 15 settembre 2018, 6.
  10. Per un approfondimento sintetico ma esauriente si rimanda a G. Barbaglio – S. Dianich, Nuovo Dizionario di Teologia, in «Sinodalità» di E. Corecco, 1466-1495.
  11. Caeremoniale Episcoporum ex decreto sacrosanti Oecumenici Concili Vaticani II instauratum auctoritate Ioannis Pauli II promulgatum, Editio typica, LEV, Città del Vaticano 2008, 1169-1176.
  12. «Ecclesiae enim regimen numquam uti actus mere administrativus est habendus, sed coetus in nomine et laudem Dei eiusque gloriam, movente Spiritu Sancto, coadunentur; eam unitatem Corpus Christi manifestent, quae maxime in sacra liturgia emicat. Quibus enim communis est cura, communis etiam debet esse oratio» Caeremoniale Episcoporum, 1169.
  13. Cf. A. Lameri, «L’Ordo ad Synodum nell’odierno Caeremoniale Episcoporum» in Rivista Liturgica, 1 (2022), 169-181.
  14. Benedetto XVI, Discorso al termine del pranzo con i Padri sinodali, 24 settembre 2009. https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/speeches/2009/october/documents/hf_ben-xvi_spe_20091024_pranzo-padri-sinod.html

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