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I granchi da evitare quando si parla della giustizia di Dio

I granchi da evitare quando si parla della giustizia di Dio

Fra Bernardino Prella op
Un santo domenicano regge un granchio con la mano

L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri;
ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio
che largamente perdona.
Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie
– oracolo del Signore.
Quanto il cielo sovrasta la terra,
tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,
i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.

Is 55, 7-29.

Esiste un doppio errore in cui molti incappano quando iniziano a riflettere sulla giustizia di Dio — snodo fondamentale per la conversione—, uno logico-metafisico e uno teologico.

Quello logico-metafisico consiste nel pensare la giustizia di Dio partendo dalle qualità della giustizia umana, che è una giustizia partecipata. Cosasignifica partecipata? Significa che deriva dalla giustizia divina, ma limitatamente secondo il modo di essere della creatura, come un secchiello al mare può replicare solo una piccolissima parte di un immenso oceano. Attribuire le qualità della giustizia partecipata umana, pur perfezionata al massimo, a Dio che invece ne è la sua causa, è un erroreenorme! Faccio un esempio semplice: Dio vede tutto, noi vediamo con gli occhi, quindi, Dio deve avere un occhio perfetto. No, Dio non vede con gli occhi, siamo noi che vediamo con gli occhi. In questo senso, attribuire a Dio le qualità di un effetto partecipato, come se fosse, per quanto più perfetto, formalmente esistente in Lui che ne è la causa, è un non senso logico. Dio vede e conosce in quanto causa, quindi conosce l’essere dal suo interno, un po’ come un ingegnere conosce il ponte che ha fatto costruire… Facendo un altro esempio si può dire che Dio è sicuramente vivente, ma io non posso dire “chissà che milza che ha Dio!”. Perché Dio non ha una vita organica, cioè non ha una vita composta da organi. Non posso attribuire il mio modo di essere vivente al modo di essere vivente di Dio.

Il secondo errore, quello teologico, riguarda un particolare atteggiamento nei confronti della giustizia di Dio, una sua qualità e perfezione divina. Quando infatti noi parliamo delle altre perfezioni di Dio sottolineiamo la loro capacità di produrre e partecipare qualcosa in noi: Dio è buono, quindi noi siamo buoni, Dio è bello, quindi noi siamo belli, Dio è vivo, quindi noi siamo vivi, Dio è libero, quindi noi siamo liberi, ma quando arriviamo alla giustizia pensiamo subito alla giustizia che di fronte ad una colpa condanna e non alla giustizia che ci giustifica! No, proprio perché Dio è giusto allora causa la giustizia in noi, come essendo buono ci bonifica, come essendo vivo ci vivifica. Se infatti noi riconosciamo i nostri peccati “egli è fedele e giusto tanto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità” (1Gv 1,9b).

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