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Il seme germoglia

Il seme germoglia

Foto di Timothy Radcliffe
  • Fra Timothy Radcliffe, ex maestro dell'Ordine, ha partecipato al Sinodo di ottobre 2023
  • questa meditazione è stata scritta di sua mano per i partecipanti verso il termine del mese
  • la riproponiamo qui in traduzione italiana

Tra pochi giorni torneremo a casa per undici mesi, un periodo in apparenza di vuoto attendere. Ma sarà probabilmente il tempo più fertile del Sinodo, il tempo della germinazione. Gesù ci dice: “Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa” (Mc 4,26-27).

Nelle ultime tre settimane abbiamo ascoltato centinaia di migliaia di parole e a volte avremmo potuto pensare: “Troppe!”.  La maggior parte sono state parole positive, di speranza e di desideri: questi sono i semi che vengono piantati nel terreno della Chiesa. Saranno all’opera nella nostra vita, nella nostra immaginazione e nel nostro subconscio, durante questi mesi, e al momento giusto, daranno i loro frutti.

Il poeta austriaco Rainer Maria Rilke scrisse:

Pur faccia il contadino, e si dia pena
quando la semina è d’estate in mutamento,
nulla apporta o serve. La terra dona.

Rainer Maria Rilke1

Anche se sembra che non succeda nulla, possiamo essere fiduciosi che se le nostre parole sono d’amore germoglieranno nella vita di persone che non conosciamo. Come diceva Santa Teresa di Lisieux, citata recentemente dal Santo Padre: “C’est la confiance et rien que la confiance qui doit nous conduire à l’Amour“. “È la fiducia e null’altro che la fiducia che deve condurci all’Amore!” 2.

Questi undici mesi saranno come una gravidanza. Ad Abramo e Sara viene promesso che avranno una discendenza più numerosa della sabbia sulla riva del mare. Ma non sembra accadere nulla. Sara ride quando sente questa promessa per la terza o quarta volta, mentre ascolta nascosta nella tenda gli estranei in Genesi 18. Probabilmente è una risata dolce amara. Ha già sentito tutto questo, ma è rimasta sterile.  Ma tra un anno partorirà Isacco, il figlio della risata.

Quindi questi undici mesi saranno un tempo di gravidanza tranquilla, di un nuovo modo di essere Chiesa, di una comunione più profonda. Se mi perdonate, questo mi ricorda la prima volta che ho cercato di fare un discorso in spagnolo, in America Latina. Un vescovo si è confuso — cosa molto rara. Pensava che fossi un francescano irlandese. Gli spiegai che ero un domenicano inglese. Ho detto: “El obispo esta embarrazado”. Volevo dire “il vescovo è imbarazzato”. Ahimè, in realtà ho detto: “Il vescovo è incinto”. Ancora più raro!

Questo è un tempo di attesa attiva. Permettetemi di ripetere le parole di Simone Weil che ho citato durante il ritiro: “I beni più preziosi non devono essere cercati, bensì attesi” e “uno sguardo [sul prossimo] che prima di ogni cosa è uno sguardo attento, con il quale l’anima si svuota completamente del proprio contenuto per accogliere in sé l’essere che sta guardando così com’è, in tutta la sua verità. Di un simile sguardo è capace solo colui che sa prestare attenzione” 3.

Questo è profondamente controculturale. La cultura globale del nostro tempo è spesso polarizzata, aggressiva e sprezzante delle vedute altrui. Il grido è: Da che parte stai? Quando torniamo a casa, la gente ci chiederà: “Hai combattuto per la nostra parte? Ti sei opposto a quelle altre persone non illuminate?”. Dovremo pregare profondamente per resistere alla tentazione di soccombere a questo modo di pensare politico-partitico. Sarebbe come ricadere nel linguaggio sterile e arido di gran parte della nostra società. Non è la via sinodale. Il processo sinodale è organico ed ecologico piuttosto che competitivo. È più simile a piantare un albero che a vincere una battaglia (anche se le battaglie sono a volte inevitabili, come sapeva bene sant’Atanasio!), e come tale sarà difficile da capire per molti, a volte anche per noi stessi! (Mc 8,33)

Ma se teniamo aperta la nostra mente e il nostro cuore alle persone che abbiamo incontrato qui, vulnerabili alle loro speranze e alle loro paure, le loro parole germoglieranno nelle nostre vite e le nostre nelle loro. Ci sarà un raccolto abbondante, una verità più piena. Allora la Chiesa sarà rinnovata.

La prima vocazione dell’umanità in Paradiso è stata quella di essere giardinieri. Adamo curava la creazione, aveva la possibilità di pronunciare le parole creative di Dio e di dare il nome agli animali. In questi undici mesi, pronunceremo parole fertili e piene di speranza o parole distruttive e ciniche? Le nostre parole nutriranno il raccolto o saranno velenose? Saremo giardinieri del futuro o intrappolati in vecchi conflitti sterili? Ciascuno di noi decide.

San Paolo disse agli Efesini: “Nessuna parola cattiva esca dalla vostra bocca, ma piuttosto parole buone che possano servire per un’opportuna edificazione, giovando a quelli che ascoltano”. (Ef 4,29)

Scarica qui l’articolo originale in inglese.

  1. Rainer Maria Rilke, trad. Franco Rella, I sonetti a Orfeo, Feltrinelli, 2017, Sonetto XII. L’originale: Selbst wenn sich der Bauer sorgt und handelt, wo die Saat in Sommer sich verwandelt, reicht er niemals hin. Die Erde schenkt
  2. Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, Opere Complete. Scritti e ultime parole,LT 197, A suor Maria del Sacro Cuore (17 settembre 1896), Roma 1997, 538
  3. Simone Weil, Attesa di Dio, Adelphi, 2014, Cap. Riflessione sul buon uso degli studi scolastici in vista dell’amore di Dio.

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